Un tema spesso evidenziato in Gli anni del coltello è quello della crudeltà delle forze dell’ordine, in particolare austriache, e della violenza esercitata sui prigionieri, regolarmente sottoposti a tortura per estorcere segreti e confessioni, se non per puro sadismo. Particolarmente crude sono le pagine che nel capitolo 13, I commissari, descrivono le torture subite da Anna Grassetti Zanardi, patriota bolognese che conquista Gabariol col coraggio più che con la bellezza. Questa le descrizione che Evangelisti dà dei metodi di tortura austriaci:
«In ogni prigione austriaca esisteva una stanzetta con un rudimentale lettino. Il prigioniero veniva fatto spogliare, incatenato al giaciglio a pancia in giù e nascosto da una coperta, che avrebbe assorbito il sangue. L’ufficiale interrogante ordinava a un soldato, armato di bastone o di sferza, quanti colpi infliggere. Si facevano delle pause per raccogliere eventuali confessioni. In media le bastonate, assestate a piena forza, erano una ventina al giorno, ma si poteva arrivare a cento e passa. C’era chi non aveva resistito a tanto dolore, inflitto con cadenza quotidiana. Alcuni erano morti suicidi, altri impazziti. Pochi avevano confessato o sparato denunce a caso» (p. 83).
Anna, in quanto donna, è stata percossa solo sulle braccia, che da quel momento fatica ad usare. Non ha confessato nulla. Un ritratto della contessa Grassetti Zanardi, che può essere letto online, si trova nell’articolo di Aldo Berselli I mazziniani a Bologna dall'8 maggio 1849 al 6 febbraio 1853, p. 7-12
Vediamo qui la Storia della tortura di Franco Di Bella del 1961, ripubblicata da Odoya nel 2008 con un nuovo apparato iconografico.
Franco Di Bella, Storia della tortura, Milano Sugar, 1961.
Collocazione: 5. A. IV. 53
Franco Di Bella, Storia della tortura, Bologna, Odoya, 2008.
Collocazione: ARPE-BO B. 2140