In Gli sbirri alla lanterna, nei romanzi risorgimentali e nella trilogia Il Sole dell’Avvenire le osterie sono «i principali centri di discussione politica» (Luca Cangianti, Il valore delle battaglie perse, in L’insurrezione immaginaria. Valerio Evangelisti autore, militante e teorico della paraletteratura, a cura di Sandro Moiso e Alberto Sebastiani, p. 15-31: 26).
Per Evangelisti è però importante sottolineare - coerentemente con la sua visione della lotta risorgimentale - che la storia fatta nelle osterie è stata in gran parte dimenticata, insieme ai suoi avventori, dalla storiografia ufficiale. Si legga questo passo dal capitolo 12 di 1849. I guerrieri della libertà:
«Ciceruacchio allargò le braccia. “La rivoluzione, a Roma, è fatta da gente del genere: artigiani, bottegai, lenoni, malviventi, sgualdrine, disoccupati, manovali, artisti. Chi potrebbe odiare il clero più di loro? Inoltre pescivendoli, conciatori, vetturini, garzoni, cenciaioli. Eppure stanne sicuro, i futuri libri di storia non ne faranno parola”.
“Perché?”
“Perché chi li scriverà non avrà mai cospirato in un’osteria, come stiamo facendo adesso. A Roma è nelle osterie che si costruisce il futuro [...]”» (p. 78).
Quello che Ciceruacchio afferma per Roma potrebbe essere applicato a molte delle altre città in cui Gabariol soggiorna e potrebbe essere esteso nel tempo ad altri episodi precedenti - quelli descritti in Gli sbirri alla lanterna - e successivi - la trilogia Il Sole dell’Avvenire.
A proposito di Bologna, per mostrare quale fosse l’importanza delle osterie nel tessuto sociale della città già nel secolo XVIII, non si può omettere la citazione di questa incisione di Giuseppe Maria Mitelli stampata nel 1712. Si tratta di un vero e proprio gioco dell’oca «composto di 59 caselle disposte su 6 ordini, in ciascuna delle quali è indicata un’osteria con la sua ubicazione, l’insegna e la specialità che vi si serve (eccezion fatta per le due caselle che costituiscono, rispettivamente, una sosta forzata e un rinvio all’inizio del gioco: la 36 e la 44)» (Giuseppe Maria Mitelli, Insegne delle osterie di Bologna in una serie di incisioni di Giuseppe Maria Mitelli, presentazione e testi di Athos Vianelli, p. 15-16).
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Giuseppe Maria Mitelli, Gioco Nvovo Di Tvtte L'Osterie, Che Sono In Bologna, Con Le Sve Insegne E Sve Strade; Qval'E' Qvasi Simile A' Qvello Dell'Ocha; E Tvtti Li Giocatori Potranno Farsi Vna Bvona Cena, Se Havranno Denari : Si Gioca con due Dadi [...] quello che si fermerà con il Segno, tirarà un quattrino dal gioco, acquaforte, 1712.
Collocazione: GDS. Goz.1/I 116