Già 10 anni prima del caso Mortara Roma era una polveriera, anche se Pio IX era ancora visto, a seguito di alcune decisioni prese nei primi anni del suo pontificato, come un papa in cui si potesse avere fiducia. Su questo scenario si apre 1849. I guerrieri della libertà. Fra i personaggi più curiosi del mondo romano ha sicuramente un posto d’onore Angelo Brunetti, detto Ciceruacchio, così descritto da uno dei personaggi del romanzo:
«“Oh, un bel soggetto. Il capo riconosciuto della plebe romana. Fa da mediatore nelle risse, dialoga con la nobiltà, presiede feste e cortei. Ma ecco che entra il suo figlio maggiore, Luigi Brunetti detto Giggi. Domanda a lui, che per il padre ha una venerazione”.
“Ciceruacchio cosa vuol dire?”
“È la parte migliore della salsiccia, credo. Zitto. Vedo Giggi fuori di sé”» (p. 13).
Ciceruacchio è citato anche in Gli anni del coltello, quando Gabariol apprende della sua morte, «messo al muro assieme al figlio tredicenne» (p. 19). Un gesto d’infamia, quello dell’uccisione di un ragazzo così giovane, intollerabile anche per uno come Gabariol, avvezzo alla violenza subita e compiuta.
In questa immagine vediamo un ritratto di Ciceruacchio che sta a fianco del frontespizio di una biografia di questo personaggio datata 1847, a testimonianza di come già prima degli eventi decisivi del 1849 egli fosse una personalità quasi leggendaria.
Tommaso Tommasoni, Padron Angelo Brunetti detto Ciciruacchio popolano di Roma. Schizzo biografico, Bologna, Tipografia di Giuseppe Tiocchi, 1847.
Collocazione: 5. Biogr. ed elogi. Caps. B6, 59.